Se siete amanti del trekking ma allo stesso tempo non volete rinunciare ad una vacanza al mare, la Sardegna è la destinazione ideale per la vostra estate. Infatti, sulla costa orientale di questa splendida isola italiana, si estende il Golfo di Orosei. Questo tratto di costa si estende per 30 chilometri ed è il più ambito della regione per via della varierà incredibile del territorio. Da una parte ci sono le spiagge, romantiche e selvagge come poche e raggiungibili solo attraverso stretti sentieri immersi nella fitta macchia mediterranea.
D’altra parte troviamo un paesaggio quasi montano, dove le falesie si buttano nel mare creando incredibili insenature rocciose. Questo è il Golfo di Orosei, anche chiamato Costa di Baunei: un tratto di costa dove il profumo del mare si fonde con quello più aromatico della vegetazione, creando un’ambientazione da favola. Proprio al centro di questo territorio, tra calette e alte pareti rocciose, si snoda il trekking di cui voglio parlarvi: Il Selvaggio Blu.
Il Selvaggio Blu
È strano immaginare che il trekking più difficile d’Italia si trovi su un’isola piuttosto che tra le alte montagne del Nord Italia. Eppure il Selvaggio Blu è riuscito ad accaparrarsi questo primato e ogni anno diventa una delle mete più ambite da escursionisti italiani e stranieri. Il percorso attraversa il Golfo di Orosei passando tra le giovani montagne del complesso montuoso del Supramonte.
Il dolce profilo di questa catena montuosa potrebbe ingannare gli escursionisti abituati alle ripide pareti delle Alpi. Tuttavia, questo antico complesso montuoso alterna vasti altipiani a ripidi strapiombi rocciosi. Le dolci vallate dove scorrono i fiumi sono spesso interrotte da grotte e canyon di incredibile bellezza, come la Gola di Gorropu, una delle più spettacolari d’Europa. Grazie a questo territorio così variegato, il Selvaggio Blu ha assunto un fascino davvero originale che merita di essere ammirato almeno una volta nella vita.

Punti di partenza e di arrivo
Il punto di partenza del Selvaggio Blu è un monumento naturale affacciato sulle acque color smeraldo della Costa di Baunei: Pedra Longa. Si tratta di una guglia rocciosa di 128 metri che si staglia contro l’azzurro del mare e che segna l’inizio di questo spettacolare tratto di costa. A differenza delle altre attrazione del Golfo di Orosei, questo enorme frammento di falesia è raggiungibile in auto ed è quindi il punto perfetto per iniziare la lunga camminata verso Cala Sisine.
Infatti, Cala Sisine è il punto d’arrivo del Selvaggio Blu e non potrebbe esistere luogo migliore dove terminare una lunga escursione. Le piccole dimensioni della spiaggia e i bianchi sassolini calcarei danno a questa caletta un aspetto idilliaco, ideale per rilassarsi dopo lunghe giornate di fatica. Cala Sisine è molto apprezzata anche da chi ama fare immersioni e da chi vuole cimentarsi in tuffi acrobatici dal bordo di alte pareti rocciose.
I punti di arrivo e di partenza del Selvaggio Blu sono già sufficienti a convincere chiunque a tentare questo entusiasmante trekking. Ma andiamo a vedere nello specifico in cosa consiste l’escursione più impegnativa d’Italia.
Selvaggio Blu: l’itinerario
Il Selvaggio Blu è un percorso di oltre 40 chilometri diviso in cinque tappe e percorribile in 5-6 giorni a seconda del tipo di allenamento. Come vi ho già detto, si tratta del trekking più difficile in Italia per via della lunghezza, del tipo di territorio e dell’isolamento completo durante l’intero tragitto. L’escursione percorre mulattiere, antichi sentieri di pastori, guglie rocciose, tratti di facile arrampicata e discese in corda doppia. Il percorso può essere svolto sia in autonomia sia con gruppi organizzati guidati da esperti.
L’idea del Selvaggio Blu nasce negli anni ‘80 dalla volontà di collegare tutti quei sentierini e antiche vie che una volta venivano utilizzati dai pastori locali. Il bello di questo percorso è proprio il suo aspetto selvaggio e la continua necessità di orientarsi all’interno della fitta macchia mediterranea. L’unico punto di riferimento fisso e costantemente presente è il blu profondo del mare, da cui appunto il nome “Selvaggio Blu”.

Le tappe
La prima tappa parte da Pedra Longa e offre fin da subito un assaggio di ciò che bisognerà affrontare sul Selvaggio Blu. Il primo tratto di sentiero è a picco sul mare e finisce nei pressi di Punta Giradili. Qui bisogna indossare l’imbracatura per arrivare al cospetto delle altissime pareti di Giradili, uno dei punti più panoramici dell’intero percorso. Attraversando un altopiano si giunge al primo bivacco del Selvaggio Blu: Cuile Su Idileddu.
La seconda tappa del Selvaggio Blu ha una durata di circa 6 ore e attraversa un lungo tratto di macchia mediterranea. Passando sulle pendici del Monte Ginnirco, si supera un’insenatura sul mare e si arriva a Porto Quau, con una vista spettacolare sul Golfo di Orosei.
La terza tappa inizia a Punta Iltiera e prosegue sul sentiero sospeso di Bacu Sonnuli. Seguendo tracce di carbonai e ammirando splendidi scorci sul mare, si raggiunge Cala Goloritzè. Dopo essersi rinfrescati nelle limpide acque della caletta, si inizia uno dei tratti più complessi del Selvaggio Blu. Passaggi di arrampicata e discese in corda caratterizzano questa parte di percorso al termine del quale si arriva sull’altipiano di S’Arcu e Su Tasaru.

Delicati passaggi tra ginepri e la scalata di un costone roccioso sono parte della quarta tappa del Selvaggio Blu. Passato Bacu Mudaloru e attraversato il passo del gatto si giunge nei pressi delle grotte del fico, alle quali è possibile arrivare con due ore di cammino. La giornata finisce con l’arrivo sull’altopiano Ololbizzi.
L’ultima tappa del Selvaggio Blu inizia con una mulattiera che vi porterà nei pressi di Sa Nurca, raggiungibile tramite cordata. Questa parte di percorso è quasi completamente immersa nella fitta boscaglia del golfo e costeggia delle altissime pareti rocciose a picco sul mare. Attraverso stretti passaggi in corda doppia si giunge infine a Cala Sisine, punto d’arrivo del trekking.
Si consiglia di percorrere il Selvaggio Blu accompagnati da una guida. Nel caso vogliate affrontarlo in solitaria, vi consiglio di studiare bene il percorso, il territorio e i punti in cui bivaccare. Infatti, si tratta di un trekking immerso nella natura più selvaggia e, in alcuni casi, non è facile orientarsi.
Eva D’Onofrio – MDT Staff
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